Il patto strategico tra Canada e Unione Europea sulla sicurezza

patto strategico tra Canada e Unione europea sulla sicurezza

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Lunedì 23 giugno 2025, a Bruxelles, il primo ministro canadese Mark Carney e i vertici dell’Unione europea, tra cui la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio António Costa, firmeranno ufficialmente il “Canada–EU Security and Defence Partnership Agreement”. L’intesa è stata definita, da un funzionario UE, tra le più ambiziose che l’Europa abbia mai stretto con un partner extra‑UE, e prevede un ampio ventaglio di iniziative politiche, industriali e militari.

Un partenariato sulla sicurezza su più fronti

Non si tratta di un semplice memorandum: il patto include la partecipazione del Canada al meccanismo europeo SAFE (Security Action for Europe), un programma trentennale da 150 miliardi di euro volto a finanziare progetti congiunti nel settore della difesa. Il Canada potrà accedere a gare per forniture, co-sviluppo di sistemi militari, e partecipare a esercitazioni e formazione comune .

In concreto, il quadro copre:

  1. Gestione delle crisi, con task force addestrate e interoperabili;
  2. Mobilità militare, per facilitare il dispiegamento e il trasporto tra continenti;
  3. Sicurezza marittima, anche anti‑pirateria e controllo flotte in acque internazionali;
  4. Difesa cyber, per contrastare attacchi digitali e proteggere infrastrutture sensibili;
  5. Cooperazione industriale, per integrare le filiere del settore difesa

Perché ora, perché insieme

L’iniziativa nasce in un contesto geopolitico denso: in Europa, la guerra in Ucraina ha rinnovato l’urgenza di costruire una capacità autonoma dalla NATO, pur restando nella cornice dell’Alleanza. Allo stesso tempo, il Canada, pur membro storico del contesto transatlantico, ha avvertito nel recente passato l’instabilità rispetto agli Stati Uniti – la guerra commerciale e le tensioni politiche hanno spinto Carney a cercare alternative .

Durante il G7 di Kananaskis, Von der Leyen aveva già annunciato l’accordo, definendo il Canada “partner chiave” per rafforzare “l’architettura difensiva europea”. Per Carney, la firma di questo accordo sulla sicurezza, costituisce anche un passo concreto verso l’autonomia strategica, coerente con il recente impegno a portare la spesa militare canadese al di sopra del 2 % del PIL, come promesso.

Quadro normativo e politica interna

Per essere operativo, l’accordo sulla sicurezza, richiederà l’approvazione finale da parte del Parlamento europeo e del Parlamento canadese. La dimensione normativa riguarda sia l’inserimento nel programma SAFE e nelle procedure di gara, sia l’adesione a linee guida comuni sulla mobilità militare (formati doganali, equipaggiamenti, passaporti diplomatici) e sulla condivisione delle informazioni di sicurezza.

Sul versante canadese, l’opposizione politica e alcuni osservatori potrebbero sollevare interrogativi sull’indipendenza decisionale – in particolare rispetto alle future scelte sulle esportazioni di sistemi militari e il loro utilizzo – che non sempre coincidono con le esigenze europee.

Dimensioni economico-industriali

Per le imprese del settore difesa, l’accordo provoca un cambio di paradigma. Oltre all’accesso ai bandi europei, le aziende canadesi possono collaborare a sviluppi congiunti su droni, radar, sistemi navali e cybersecurity. Analogamente, le industrie europee avranno un nuovo mercato in Canada, con filiere sulla sicurezza che potranno beneficiare della logistica nord-americana e di norme industriali compatibili.

Collegato a ciò vi è il progetto SAFE, che ha come obiettivo quello di garantire economie di scala e integrazione tecnologica: il coinvolgimento canadese aggiunge know-how e capacità produttive, ma al tempo stesso impone la necessità di accordi su standard interoperabili.

Implicazioni strategiche

Sul piano geopolitico, il patto rafforza la posizione occidentale sulla sicurezza, su due direttrici.

  1. Autonomia europea: il coinvolgimento del Canada produce un effetto leva su progetti come Readiness 2030 (precedentemente ReArM Europe), che punta a incrementare i fondi sulla difesa pubblica e privata fino a 800 miliardi di euro.
  2. Diversificazione nord‑americana: il Canada consolida la sua capacità di scegliere fonti e partner in modo più pragmatico, riducendo dipendenze e vulnerabilità.

Criticità e ostacoli

Tuttavia, non mancano le sfide:

  • Coordinamento decisionale: coordinare UE, Canada e NATO su tempistiche, obiettivi e regole potrebbe rivelarsi complesso;
  • Pressioni esterne: Washington non mancherà di osservare l’evoluzione, anche perché l’industria bellica statunitense vorrà proteggere la propria quota, e potrebbe esercitare pressioni politiche su Ottawa;
  • Tempistica legislativa: se il parlamento europeo tarda a ratificare, ciò potrebbe rallentare l’ingresso effettivo del Canada;
  • Contingenze globali: nuovi sviluppi – escalation in Medio Oriente, raffreddamento nei rapporti con la Russia o con la Cina – possono spostare priorità e risorse.

Dopo la firma di lunedì, Bruxelles e Ottawa entreranno in una fase di attuazione operativa: negoziazioni bilaterali tra statalità per definire la partecipazione del Canada, apertura ai bandi, modalità di partecipazione europea a esercitazioni congiunte.

Nel frattempo, Carney proseguirà la sua tournée europea: da Bruxelles, si sposterà all’Aia per il vertice NATO, focalizzato sul rafforzamento del target di spesa militare (il cosiddetto 2 % si andrà verso il 5 % del PIL) .

A livello strategico, possiamo quindi leggere l’accordo come un tassello di una nuova architettura difensiva transatlantica – più ampia e flessibile. Il Canada abbraccia una dimensione a lungo termine europea; l’UE accoglie un membro strategico extra‑UE, rafforzando le sue capacità e legittimando SAFE come programma globale sulla sicurezza.

Nel complesso, la firma di questo patto sarà un segnale politico chiaro: l’Occidente intende dotarsi di reti di sicurezza diversificate, con alleati che condividano visione e risorse, per fronteggiare sfide militari e tecnologiche in via di rapida evoluzione.

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